Illegittima difesa

Negli ultimi dieci anni, grazie alla rivoluzione digitale, sono entrate in crisi alcune idee e comportamenti profondamente consolidati. L’esempio classico è la privacy: come ho scritto qui tempo fa, nel ‘900 una persona perbene non aveva nulla da nascondere, mentre oggi è esattamente il contrario. Un’altra area entrata fortemente in crisi negli ultimi anni è quella della legalità: una volta il confine era chiaro e ben visibile. Oggi invece esiste un’immensa zona grigia nella quale nulla è sicuro e spesso antichi e consolidati diritti vengono eliminati – rendendoci dei fuorilegge.

Ai tempi nei quali si acquistavano dei prodotti, tutto era chiaro. Comperavo un etto di coppa e potevo farne quello che volevo: mangiarla, regalarla, usarla come ingrediente in una ricetta di mia invenzione, surgelarla e consumarla in futuro. In un mondo nel quale invece si comperano dei servizi, dei diritti d’uso, niente è più come prima. Questo era vero anche in passato, ma il problema è esploso proprio grazie ai potentissimi strumenti offerti dal digitale. Un buon esempio è la musica: anche sui dischi c’era scritto cosa si poteva o non si poteva fare, ma erano diciture quasi simboliche. Oggi invece, grazie ai meccanismi di protezione anti-copia, non serve più scriverci “Duplicazione vietata”, perché questa è teoricamente impossibile. Ciò protegge la legalità? Assolutamente no: la legge consentirebbe la copia privata e il diritto di citazione, diritti però aboliti da questi congegni. Un altro indicatore di questa erosione è la differenza tra un CD normale, che posso ascoltare in qualsiasi stereo, e un file musicale legalmente acquistato su internet. Di quest’ultimo posso fare un numero limitato di copie e, nella forma in cui è venduto, ascoltarlo soltanto da hardware autorizzato. Quindi si abolisce un diritto importante, sentire la musica dove cacchio mi pare, senza farne menzione – o ritoccare il prezzo.

Con la stessa disinvoltura con la quale l’industria fagocita i nostri diritti, i produttori di software creano prodotti che ce li restituiscono, con gli interessi. E se qualche anno fa suscitò scalpore (se ne parlò anche qui) il programma Easy DVD Copy realizzato dalla Roxio, è nel campo dei piccoli produttori che si frequenta la zona grigia dei diritti e dei doveri digitali. Hai un file musicale non duplicabile? Esistono programmi, gratuiti e semplicissimi, in grado di “registrare” la canzone mentre la suoni (intercettando il segnale dalla scheda audio del PC, quindi ad alta qualità) e convertirla in qualsiasi formato, dall’mp3 in su. Idem se quel brano è solo in streaming (come ad esempio su Myspace). Ovviamente esistono software analoghi anche per il video; non solo in grado di registrare quello che si vede sullo schermo, ma addirittura di prelevare un filmato dalla memoria del browser. Il più esilarante che ho vistodi recente si chiama PodTube (per Mac): “Scarica qualsiasi video da YouTube (cosa proibitissima, ndr) e trasferiscilo sull’Ipod”. Lo produce la francese Djodjo Design, il cui claim è “The dark side of AppleScript”. Significativamente, tra gli altri suoi prodotti c’è ICrypt, che offre una crittazione agile ma quasi inespugnabile dei nostri documenti sensibili: un software forse pericoloso nelle mani di terroristi (e infatti l’agenzia per la sicurezza nazionale statunitense ha condotto, negli anni ’90, una vera e propria guerra contro la diffusione di queste tecnologie, raccontata nel bel libro “Crypto!” di Steven Levy) ma utilissimo a tutti gli altri.

Insomma la guerra continua, e chi ci va di mezzo sono i consumatori, trattati come canaglie e obbligati a usare metodi non ortodossi per difendersi. D’altronde si sa: per ogni meccanismo di protezione c’è sempre uno per aggirarlo, e se non c’è oggi ci sarà domani. L’unica via, mi sembra, sarebbe quella di ricostruire una relazione di fiducia tra chi produce contenuti e chi ne consuma. Un rapporto interrotto per molte ragioni, ma che sarebbe fondamentale recuperare. L’alternativa è com’è oggi: sempre meno diritti garantiti, e quindi sempre maggiore disinvoltura nel riprenderseli tutti – con gli interessi. Nell’attesa di una svolta, happy hacking a tutti.