Di tutti i brutti pensieri che mi tormentano in questo periodo ce n’è uno che mi devasta, e cioè la confusione che regna tra due concetti per me da sempre ben distinti: israeliani o ebrei? Questa ambiguità è cavalcata con furore da ambo le parti: Netanyahu parla di “nuovo olocausto”, gli antisemiti vandalizzano le sinagoghe e spaventano le comunità ebraiche al grido di Palestina libera.
Nella mia famiglia l’antisemitismo è un tabù da sempre, e una delle storie familiari riguarda il 16 ottobre del ’43, quando i nazisti si portarono via gli ebrei romani (per sterminarli: ne tornarono pochissimi). I miei, come molti altri, furono testimoni di quell’evento che mi è stato raccontato fin da bambino, sempre con la stessa morale: l’antisemitismo è il male. Quindi quando poi l’ho incontrato dal vero (sotto forma di linguaggio, riferimenti, battute) l’ho sempre notato con disgusto e paura, paura che potesse tornare veramente. Nel frattempo ho conosciuto molti ebrei (talvolta senza saperlo), qualcuno è diventato mio amico, ne ho amate due, sono stato in Israele e ho capito che non solo l’antisemitismo è il male, ma è anche totalmente infondato. Fin da giovane invece ho criticato e contestato le politiche razziste e colonialiste del governo israeliano, anzi dei governi: è vero che ci sono state delle fasi alterne ma la questione israelo-palestinese non è mai stata affrontata veramente. Negli ultimi anni, con l’elezione di leader sempre più estremisti la situazione è peggiorata – con gli esiti che stiamo vedendo tutti.
In questo contesto a me sembrerebbe essenziale e urgentissimo sottolineare la differenza tra estremismo sionista e ebraismo, proprio per contenere la questione nell’ambito della politica. Per questo apprezzo moltissimo le posizioni critiche espresse dagli ebrei stessi, come quella (non da oggi) di Moni Ovadia. E l’idea che il rappresentante israeliano all’ONU si metta la stella gialla sulla giacca mi fa orrore. Perché se gli attacchi a Israele sono antisemitismo allora le politiche di repressione e apartheid contro i palestinesi sarebbero espressione di “semitismo” e non della politica scellerata di uno stato che magari si può cambiare. In questo caso avrebbero ragione gli antisemiti – ma io so che non è così.
Ho verificato: oggi nel mondo quelli che si identificano innanzitutto come ebrei sono 16.1 milioni. Ma ovviamente non stanno tutti in Israele che conta 9.1 milioni di abitanti di cui circa 7 ebrei (fonte Wikipedia). Ecco: mi piacerebbe sentire con maggior forza le opinioni dissidenti e capire meglio a nome di chi sta succedendo questa tragedia – da oltre 70 anni. Così finalmente risolverò questo dilemma: sono contro le politiche del governo israeliano o sono antisemita – che in Italia è sacrosantamente un reato penale punibile con la reclusione fino ad un anno e sei mesi?
con la complicazione che anche i Palestinesi sono semiti