Del Leo
(A agosto, subito dopo lo sgombero del Leoncavallo a Milano, avevo scritto questo testo su Facebook. Lo ripubblico qui dove persiste.)
Sono molti i motivi per cui addolora lo sgombero del Leoncavallo, per i milanesi da sempre il Leo. Ne cito alcuni, magari non i più importanti ma quelli li trovate altrove, in molti ne stanno parlando, tutti più famosi di me.
Ben tre generi musicali distinti avrebbero avuto uno sviluppo molto diverso senza il Leo (e i molti altri spazi simili in Italia). il Punk, e specialmente l’Hardcore – eccellenza italiana nel mondo – è esistito proprio grazie al Leo e a quella rete di luoghi che l’avevano come matrice, non essendoci altri spazi per suonare. Il primo Hip hop italiano, il padre di tutto quello che c’è oggi nelle classifiche, ha avuto modo di svilupparsi negli stessi luoghi, e se non ce l’avesse avuto sarebbe stato profondamente diverso. Così come il seminale album SXM dei Sangue Misto, gruppo che nasce nell’humus dell’Isola, centro sociale bolognese sgomberato decenni fa. Mentre la House esplodeva nei costosi club festaioli la Techno più interessante, quella underground e radicale, trovava casa al Leo e in luoghi simili.
In una città che non perdona, dove tutto costa troppo e non esistono spazi liberi (perfino alcuni giardinetti nelle piazze sono recintati e chiusi al tramonto per prevenire assembramenti giovanili) il Leo, e i luoghi affini, erano vere e proprie isole di tolleranza. Se sei povero, straniero e solo, che fai la notte di Natale o a Capodanno? A Milano si andava al Leo, dove qualcuno ti sorrideva, una birretta costava meno che in qualsiasi altro luogo in città e nessuno ti chiedeva i documenti.
Al Leo, e in luoghi simili, si sono elaborate miliardi di idee nei suoi 50 anni di vita. Alcune pessime, altre meravigliose ma irrealizzabili e qualcuna ottima: il primi luoghi dove si è parlato di nuove tecnologie, di Cyberpunk, di VR e dell’impatto di queste cose sulla realtà sono questi. L’editoria indipendente che ha fatto circolare queste nuove idee, penso per esempio alla Shake, è esistita all’interno di questo circuito, oggi in estinzione (anche per via di questo sgombero).
Certo, negli ultimi anni il Leo aveva perso attrito, e forse in parte il suo scopo, possibilmente anche per via della rete, che è come si fanno circolare oggi le idee (coi magri risultati che vediamo). Quello che scoraggia non è lo sgombero da parte dell’attuale governo, ovvio e prevedibile, bensì il fatto che la sinistra italiana non abbia mai colto il senso culturale di questi luoghi (come invece è avvenuto altrove), sanandone l’esistenza e consentendo a una bella fetta della popolazione, dalle band di esordienti alle immigrate palestinesi, dai comitati di quartiere ai DJ in erba di esistere e comunicare.

