La voce ha sempre avuto un ruolo preminente nella musica Pop, essendo lo strumento che trasporta la melodia e anche il significato della canzone. Tradizionalmente (cioè fino ai primi anni ’50, e spesso anche dopo) ai cantanti venivano richieste, oltre alle basi, due conoscenze specifiche: saper “portare una melodia” (in inglese to carry a melody), cioè interpretare la melodia con lo strumento-voce, e il fraseggio (non so se si traduce così, in inglese è phrasing), cioè il modo nel quale le parole viaggiano insieme alla melodia. I grandi cantanti come per esempio Sinatra o Nat King Cole sono maestri in ambedue queste arti. Poi negli anni ’60 succedono due cose. Bob Dylan reinventa il phrasing, combinando elementi di Blues e Country: nella storia della canzone Pop c’è un prima e un dopo Dylan. Ma soprattutto, sulla spinta del Rock’n’roll e del Soul, alle due conoscenze di cui sopra se ne aggiunge una terza, l’emotività: la voce non solo porta la melodia e il significato, ma attraverso inflessioni, sforzature e grida interpreta il senso del testo (non a caso i tradizionalisti li chiamavano Urlatori). In questo senso c’è un prima e dopo Ray Charles (il primo e forse il migliore), James Brown e Aretha Franklin. Che si avvantaggiano di una struttura nuova mutuata dal Gospel: introdurre un Ad Libitum alla fine dei brani (che dal vivo poteva durare molti minuti) dove alzare il livello di intensità, lasciarsi indietro la melodia e improvvisare utilizzando l’intera gamma dei suoni vocali. Un esempio quasi insuperabile è la versione dal vivo di Prisoner of Love di James Brown (1968) dove per i primi 2’15” porta la melodia (con un phrasing impeccabile) e canta la canzone, e per i successivi 5’15” si abbandona a un flusso di coscienza sudato, intenso e rovente.
Poi la musica si è evoluta e l’elemento emotivo è diventato sempre più preponderante, fino a mettere in secondo piano melodia e phrasing. Nel 2023 molti brani sembrano degli Ad Lib di canzoni inesistenti e il/la cantante inizia a smutandare dopo 20 secondi, l’ululato impazza, il pubblico in delirio (in televisione). Il risultato è che molti dei/delle cantanti di oggi hanno un phrasing tremendo e prevedibile e, tranne alcune eccezioni, non hanno idea di come portare una melodia, variarla tra strofa e strofa e costruire l’effetto di tensione/rilascio nel quale Withney Houston era imbattibile. Non a caso una delle tecniche più frequenti oggi è il noiosissimo salto di ottava alla Vasco, la canzone inizia bassa così poi nel ritornello ululiamo. Rimpiango il passato? No, ma faccio il tifo per un futuro migliore.
c.f.: TUCKER