Prima cybersex, poi RL

Fino a qualche anno fa, la sessualità dei “giuovani” (argomento prediletto degli psicologi giuovanili) si divideva in masturbazione, petting e rapporti completi. Si discuteva sull’età giusta per il primo bacio, il primo orgasmo e la prima volta. I maschietti (e anche certe femminucce) a una certa età scoprivano il porno, e seguiva tutta quella fase che poi, di solito, veniva superata. La liberazione della sessualità è stata anche una grande questione degli anni ’60/’70, e alcune conquiste di quegli anni (come il riconoscimento del piacere femminile, fino ad allora visto quasi come una patologia, e certamente come un peccato) sopravvivono ancora oggi.

Fattostà che con la rivoluzione tecnologica, si è affermato un connubio curioso ma fortissimo: sesso e tecnologia. Già negli anni ’80 il Phone Sex prometteva mille meraviglie, ma è con le tecnologie digitali che il binomio esplode. In fondo la chiamano Personal Technology, e che c’è di più personale del sesso? L’avvento delle digicam, con cui fare foto che non hanno bisogno di sviluppo e stampa, e dei siti dove postarle, ha introdotto nuove modalità di interazione, talmente potenti che ci sto scrivendo un libro (che si chiama Realcore e di cui trovate traccia in rete). Una cosa incomprensibile per chi non è online, ma naturalissima per chi ci si trova, magari anche bene. Riempi un profilo, aggiungi una foto, clicchi “I accept” e da quel momento fai parte di una comunità, puoi trovare e essere trovato, puoi dire e ascoltare, puoi mostrarti (fin dove vuoi) e guardare, e via dicendo.

Ne parlavo giusto ieri con una persona che pubblica le proprie immagini su Burning Angel (che è una versione leggermente più VM18 di Suicide Girl): di soldi se ne vedono pochi o niente; certo che poi magari lavori come modella/o ma, come sa benissimo chi frequenta questi siti, la grande maggioranza lo fa per altre ragioni – complesse, sembrerebbe. Di sicuro c’è del narcisismo, anche legato al grande uso che si fa oggi del corpo (tatuaggi, piercing, ecc), ma non solo: anzi, spesso c’è l’orgogliosa rivendicazione di corpi imperfetti ma credibili, rotondetti ma credibili, e veri; si trovano hippie capellone fieramente irsute, e giovanotti col pancione da birra e la scritta in gotico. E’ quasi come se fossero delle community di forme simili, e certamente Suicide Girl (tra i primi, e certamente il più famoso) nasce anche con questa idea.

In queste comunità esistono modi per interagire che sono allo stesso tempo distanti e intimissimi, come le chat (già causa di divorzio anche in Italia) e le webcam; e perfino la messaggistica web tradizionale assume un nuovo significato. In questa logica l’SMS del fidanzato è solo il primo step, e l’ossessione dell’IM (l’instant message, una feature tipica di questi servizi) può diventare notevole. Anche la scoperta del corpo e i suoi meccanismi, prima completamente delegata al porno, oggi funziona diversamente, e non peggio: per esempio non si prendono a modello irraggiungibili pornostar ma oneste/i ragazzotte/i, all’apparenza assai normali.

E infine, dopo tutta questa virtualità, è sempre possibile incontrarsi. In Alaska? Non più: una delle recenti introduzioni di queste community è la ricerca per area geografica. E se ce l’hanno messa, significa che qualcuno l’ha chiesta. Questo mi porta a pensare che i partecipanti poi si vogliano incontrare, e che quindi il digital sex non sostituisca quello RL (real life) ma lo affianchi – sanamente.

Insomma, come molti di voi sanno bene (essendone vittime), oggi sono molte di più le domande del genitore ansioso per lo psicologo di Rai 2: a quanti anni la prima webcam? E Skype? E’ grave se mio figlio si fotografa e scambia con la sua fidanzatina? E se si conoscono su Internet, poi saranno felici? Ecco, questa è l’unica domanda a cui so rispondere, e direi di sì. Se le vie del signore sono infinite, figurarsi quelle della felicità.

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