SUV: normale?


Io odio i SUV. E non capisco come mai questo sentimento non sia attivamente manifestato da una fetta rilevante della popolazione, anche attraverso associazioni, movimenti, proposte di regolamentazione, ecc. Mi riferisco naturalmente ai SUV i cui proprietari abitano in grandi città dalle quali non escono mai, e che quindi non hanno alcuna buona ragione per circolare su mezzi nominalmente adatti alla savana. Il SUV è davvero molesto: occupa moltissimo spazio, impedisce agli altri la visuale, e negli incidenti coi pedoni ha molte probabilità in più di fare danni di un’auto normale: il punto d’impatto è esattamente all’altezza degli organi vitali (non lo dico io, bensì le statistiche). Insomma già l’auto in se è spiacevole, e dovrebbe essere oggetto di regolamentazioni e restrizioni apposite come avviene in città civili quali Londra o Parigi. Poi naturalmente c’è quella curiosa sensazione di “fesso a bordo” che alcuni di noi provano. Si tratta naturalmente di un’ipotesi, una generalizzazione. Però mi pare assai diversa da “i marocchini rubano”. Il SUV infatti non è una condizione di nascita sulla quale non si ha alcun controllo, anzi. Vai al concessionario, lo scegli bello grosso e grasso, e poi lo indossi con orgoglio nel congestionato traffico urbano. Mi pare più una generalizzazione del tipo “tutti i razzisti sono pessimi”, o “tutti i democristiani sono uguali” – si tratta di scelte che ci raccontano assai meglio di quanto potremmo fare noi stessi. Ecco, mi pare che chi sceglie un SUV stia disperatamente cercando di far notare all’intera popolazione il suo senso di inadeguatezza, il suo disperato bisogno di colmare un qualche gap, una mancanza. Naturalmente sono assai comprensivo con chi combatte un disagio psichico. Però francamente le nevrosi, la depressione e perfino l’autolesionismo mi sembrano reazioni assai più dignitose di “adesso mi compro una macchina immensa con cui scasserò la minchia a tutto il mondo, che ingombrerà in modo impossibile, occuperà due spazi al parcheggio e ingolferà a morte il traffico della mia città”. Che qualcuno trovi una cura, ma presto per piacere.

C’è un’altra ovvietà incompresa dai Suvvati che mi toglie il sonno. Se possiedi un immensa e larghissima automobile color oro, cinquemila di cilindrata, dovresti almeno saperla guidare. Se invece, come spesso capita, al volante sei un disastro, si noterà molto di più: creerai disagio, ingombrerai come un autobus e prenderai parolacce a gogo. Sei una pippa? Fatti la Smart e vedrai che i vaffanculo si diradano. Questo è un capitolo interessante: quanto si possono ignorare gli improperi, le bestemmie e gli auguri più efferati? (Il mio preferito è che contraggano un raro fungo malvagio che gli trasforma la faccia in una pizza capricciosa) Quanto si può essere ignari al disprezzo del resto della popolazione, che è diffuso e veemente? Evidentemente assai di più di quanto io creda. E non è invidia, come mi ha detto un Suvvista tempo fa: sinceramente non baratterei la mia piccola auto col tuo immenso problema psicologico, che qualunque sia mi terrorizza.

Quindi da qualche tempo ho deciso di rendere palese la mia ostilità verso i SUV, e vi invito a fare altrettanto, nelle modalità che preferite, incluso scrivere “Odiami, sono un SUV” sui muri. Io non sono andato così in là; mi limito a non essere gentile con loro, a sfavorirli negli ingorghi e parcheggiare in modo da consentire la sosta di un’altra auto ma non di un SUV. In attesa di un governo (per esempio locale, magari quello del mio sindaco milanese, così inefficace e floscio) che capisca una cosa semplice: tra me e un SUV c’è la stessa differenza che passa tra un megastore e un fornaio di quartiere, tra una villa e un monolocale – che infatti pagano tasse immensamente diverse. O anche, se preferite, tra un Neandertal e un Homo Sapiens, tra Emilio Fede e Einstein, tra le tenebre e la luce (della ragione).

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