Questione di genere

La pornografia, si sa, è divisa in generi. Talmente divisa che negli anni ’70/’80, i titoli delle riviste porno erano spesso dei generi: Super Anal, Bizarre, o le leggendarie Busen e ExtraBusen – celebrate in una vecchia canzone dagli Elii. E di solito, chi è interessato a Extrabusen, di Bizarre non sa cosa farsene. Naturalmente però il mercato era dominato dal porno generalista, tipo Caballero o Le Ore, che pure però avevano rubriche fisse dedicate ai vari generi. Ma la questione dei generi era assai complessa: se in un film porno generico, tipo quelli di John Holmes, compariva una signorina dalle mammelle particolarmente accentuate, ecco che quel film poteva finire anche nella categoria “tettone”. Uno dei generi più frequentati nel XXI° secolo come il facial cumshot (detto tra noi, a questo punto insopportabilmente noioso), all’inizio era semplicemente un modo per terminare una scena. Oggi ci sono intere case di produzione, soprattutto in Giappone, California e Germania, i cui prodotti vertono quasi esclusivamente su variazioni del facial. La signora un po’ âgé, ingrediente immancabile dei film italo-porcelloni classici, oggi è diventata un genere ampio e variegato: si va dalle MILF (mothers i’d like to fuck) alla Oma, nonna in tedesco.

Nell’universo del porno spontaneo e amatoriale, la divisione in generi è essenziale. E la tecnologia sulla quale si appoggia, Internet, sembra fatta apposta per suddividere, catalogare e sotto-catalogare. Inoltre, grazie ai link, è possibile far comparire un’immagine (o un video) in diverse sotto-categorie, un po’ come su Youtube: se cerco la ripresa tv della sconvolgente versione di Night Train di James Brown al TAMI show nel ’65, posso trovarla cercandola attraverso ognuna di queste parole chiave. Idem se una foto è contemporaneamente anal, busen e animal. I gruppi e forum di scambio di foto sono pure divisi in generi, e sotto-generi, e sotto-sotto-generi, grazie alla gerarchia a cartelle: nella cartella amateur, per esempio, compariranno centinaia di sotto-cartelle: female, male, public, anal, e via dicendo. Ognuna di queste avrà, a sua volta, molti altri folder, corrispondenti ad approssimazioni sempre più esatte: il gruppo erotica.young.australian.female è nella cartella erotica (immensa), young (pure enorme) e australian. L’esempio del genere breast (seno) è indicativo: può essere natural, natural.huge, small, saggy (cadente), titjob (rifatto) o D-cup (a coppa larga). Poi ci sono i capezzoli: small, large, large areola, puffy nipple, pierced – per fermarsi a quelli femminili.

E’ chiaro che la cosa può diventare borderline: ho visto gruppi interamente dedicati a immagini di persone che fanno sesso di gruppo in cui tutti indossano la fede. Probabilmente chi ha scattato quelle immagini non sa neppure di questo dettaglio, insignificante per alcuni, essenziale per altri. Ma questo coi fetish succede spesso: la prossima volta che qualcuno vi guarda insistentemente i piedi (maschi e femmine è lo stesso) provate a pensarci. Naturalmente, meno il genere di immagini è popolare, più preziose saranno quelle reperite e condivise. Trovare un pisello immenso e durissimo su Internet è assai semplice; trovare un “pene minuscolo” (cioè formato, ma di piccole dimensioni) o un “micropene” (pressoché inesistente, di solito è visibile soltanto la punta) è molto più difficile. Le tettone di Pamela Anderson le vedi ovunque, volente o nolente. Ma la signora con seno piccolo ma capezzoli di 3/4 centimetri, se è lei che vuoi, la trovi soltanto in un posto. E anche per lei mi sembra che valga la regola del dilettante: lo faccio gratis, per diletto. L’esatto opposto delle poverine che si pompano al silicone perché fa tanto Italia 1: soffrire per essere tutti uguali (e non necessariamente attraenti) contro essere diversi per liberarsi, dilettarsi e magari piacere moltissimo a qualcuno.

Immagine tratta dal sito Justnips.com

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