La tossico-astinenza

Da un punto di vista dei comportamenti alimentari estremi, quello della privazione (o di regimi assai rigidi) è un settore enorme. I motivi per astenersi da certi cibi sono diversi, e a volte drammatici – come nell’anoressia. Ma più banalmente, il culturista che fa una dieta completamente priva di grassi, non può frequentare nessun ristorante; deve avere la certezza che il suo cibo sia adatto, ed è un impegno. Esistono regimi alimentari folli per scolpire la muscolatura, e un condimento abbondante può compromettere mesi di disciplina. Il premio sono gli addominali a saponetta, ma il percorso è arduo e la vita sociale rischia di risentirne.

Come quella di un vegetariano, con la differenza che quest’ultimo ha spesso motivazioni etiche e di solito frequenta dei suoi simili. Tant’è che proliferano ristoranti dove non si mangia carne, ma anche vegani (dove si escludono pure formaggio, latte, ecc) e macrobiotici (dove si segue un complesso regime a base di cereali, che però include certi pesci).

Naturalmente poi ci sono i precetti religiosi, dimenticati tra i cattolici ma vivissimi altrove. Molto famoso quello che impedisce agli ebrei di mangiare il cheese-burger; ma un buon ebreo mangia solo cibo kosher (preparato secondo certe regole), reperibile esclusivamente nei quartieri ebraici. Anche i musulmani hanno problemi (in Italia sono spesso vittime della pancetta, nascosta in molti piatti), e così gli induisti, alcuni dei quali non mangiano certe verdure, e che comunque non consumano carne di manzo.

Tra le nuove astinenze/dipendenze alimentari è in costante aumento il consumo esclusivo di alimenti biologici. Un comportamento encomiabile che però, se esagerato, può creare curiosi effetti collaterali. E’ possibile che un cameriere sappia se l’olio che serve è stato spremuto a freddo, ma escluderei che sia in grado di fornire informazioni sulle modalità di coltivazione dell’insalata mista, come ho sentito chiedere in un ristorante.