Trovo online questa immagine, di cui non conosco il geniale (o fortunato) autore. E’ una fotografia fantastica, ricca di sublimi dettagli. Innanzitutto il giro delle mani. Da sinistra: una anonima, forse africana, sulla spalla destra di Mora. Poi le sue: la sinistra appoggiata al suo ginocchio che sembrerebbe nudo, mentre l’altra testa la sodezza di un gluteo. Non lo palpa: quello lo fa la mano maschile sulla destra; Lele, anche nell’espressione, pare saggiarne la tenuta come se poi dovesse cucinarlo. Nel mezzo la mano di lei che si solleva la gonna. Sullo sfondo una coscia, apparentemente lunga e certamente abbronzata, così come la chiappa in primo piano. Spicca per contrasto il decadente pallore di Lele, a cui qualcuno dovrebbe fare presente che il bianco sbatte un po’. I due soggetti, Lele e il culo, sono quasi perfettamente simmetrici, la posa e l’espressione sono molto pittoriche. Una foto possente, che può essere analizzata ma non interpretata: racconta perfettamente un mondo e, scusate il bisticcio, la sua Weltanschauung.
* nome dell’immortale congrega bolognese che infinito addusse gaudio alle notti della Grassa.
Assolutamente fiammingo!