Beh, finalmente sono in America. Immagino le le cose che mi sorprendono siano le stesse che hanno sorpreso molti di voi che ci sono stati – per me è la prima volta. Ovviamente il gigantismo di tutto: oggi sono stato al supermercato, dove ho faticato a trovare una confezione da mezzo litro di latte, nascosta tra le taniche da un gallone (3,78 litri); inoltre la quantità di merci offerte è immensamente superiore, tant’è che dopo un po’ avevo le vertigini. Però ho trovato l’Humus e la Pita, ambedue ottimi.
Il centro di Chicago è davvero incredibilmente bello, anche per via di un certo spirito conservazionista che, mi dicono, è tipico della città. Il risultato è un mix di grattacieli di varie epoche. Il più pazzesco è certamente quello del Chicago Tribune del 1922 – puro Gotham City. Il clima è infernale. Oggi c’è il sole ma fa freddo: massima -3, minima -9. Però, come se non bastasse, i meteorologi parlano di un fattore simile alla nostra temperatura percepita: il Wind Chill, che porta la temperatura a -15. Ma la cosa più sorprendente è l’enorme differenza sociale. Qua è pieno di mendicanti (coi cartelli “please I’m hungry”) e di stretch limousine (quelle lunghissime), di gipponi stratosferici e poveracci in scarpe di tela – nella neve.
La Tv (a casa ho quella via cavo, la più diffusa) la devo ancora esplorare bene (questo è l’elenco dei canali disponibili, mi ci vorrà un po’). Ma una cosa pazzesca l’ho notata: la pubblicità. Non solo è tantissima, ma perlopiù reclamizza medicinali e assicurazioni mediche (qui l’assistenza sanitaria pubblica non esiste): brrr…