Skills

Una delle cose che danno più piacere nella vita è acquisire delle abilità. Dice Wikipedia: “Per abilità si intende una attitudine, una destrezza o una capacità innata o acquisita nel tempo con l’esperienza o per mezzo di altre forme di apprendimento. È la capacità di svolgere mansioni complesse in modo ben finalizzato, organizzato, razionale per adattarsi a circostanze specifiche usando l’esperienza. Il termine si usa in genere in pedagogia (ad esempio abiità linguistica, nel disegno, di lettura), in attività sportive e ludiche ma anche nel mondo del lavoro. E’ divenuto uso comune utilizzare il termine inglese skill per indicare il medesimo concetto, in particolare nel campo dell’informatica, o nei videogiochi, per indicare il livello di preparazione tecnica di cui gode un individuo.” Da GTA a Reason, dallo skate alla gastronomia, dal linguaggio C++ al giardinaggio, tutte le attività complesse richiedono delle abilità, e promettono in cambio delle gratificazioni. A volte piccole, come quando fai una carbonara coi fiocchi, a volte enormi: uno come Valentino Rossi deve ai suoi skill (oltre che a un notevole talento naturale, credo) la posizione che ha raggiunto. Esattamente come Brian Eno, o Diego Maradona.

Esiste una gioia che viene dall’acquisire delle abilità, di qualsiasi genere, specialmente quelle che consentono di costruire cose che prima non c’erano. E’ una soddisfazione speciale, che si consolida nel tempo con l’aumentare della nostra abilità. L’artigianato è l’esempio perfetto, e immaginiamo tutti il piacere di un grande intarsiatore di mobili mentre rimira il suo lavoro alla fine della giornata. Ovviamente nella creatività c’è spesso moltissimo artigianato: a volte penso a Ravel, al momento in cui ha messo giù la penna dopo aver scritto il suo Bolero, un brano in cui abilità e creatività si combinano in modo secondo me quasi insuperabile. Ma anche Rick Rubin (uomo di immensi skill) dev’essersi sentito assai bene quando ha chiuso il mix di Walk this way. Il bello delle abilità è poi anche che funzionano in ambedue i sensi: proviamo piacere nell’esercitarle ma anche nel vederle esercitate da altri. Ecco come mai lo sport è così popolare: chi non vorrebbe guidare come Valentino?

Una delle cose terribili successe all’umanità è stata la progressiva scomparsa delle abilità nel mondo del lavoro (per via della rivoluzione industriale), e di conseguenza la sempre minore rilevanza delle abilità nella società. Dal dopoguerra in poi, anche grazie alla iper-sindacalizzazione di certe categorie, le abilità sono uscite definitivamente dall’elenco delle cose necessarie per un lavoratore; col risultato che lavorare bene, per molte categorie, non è più un requisito. Ora, io lo so che guidare il tram non è come produrre Walk this way, e che è molto difficile provare orgoglio quando si costruisce solo un pezzo di un oggetto (come nel caso delle catene di montaggio). Ecco perché attribuisco all’industrializzazione alcune delle colpe in questa vicenda. Però credo che si possa fare quasi tutto con abilità: ho conosciuto imbianchini, portieri di stabile e camerieri abilissimi nel proprio lavoro, che magari non amavano ma che amavano eseguire con abilità, per amore dell’abilità – verrebbe da dire per stile.

Che è poi uno stile di vita: in alcuni contratti si usa la dicitura “Al meglio delle proprie capacità”, per indicare la qualità del lavoro che una azienda si aspetta. E’ una frase che mi piace moltissimo, e che esprime come vorrei poter dire di aver vissuto (ma ovviamente non è così). Perché la verità vera è che fare bene le cose, e imparare a farle meglio, rende la vita migliore. E’ immensamente più faticoso e, come abbiamo visto, non sempre gratificante, ma poi è meglio, per noi e per gli altri. Purtroppo però il mondo non collabora, la mediocrità regna sovrana e si tende a tirare via, a svoltarla col minimo dello sforzo, che tanto – e qua sta la chiave del dramma – poi è uguale.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *