Breve postilla al post di ieri, giusto per capirci meglio. Nella (relativamente) recente ondata di liberazioni progressive (donne, non-bianchi, gay/lesbiche e altre minoranze sessuali, ecc.) si è spesso utilizzata una formula (quasi sempre in tono dispregiativo) che ho usato anche io: maschio bianco eterosessuale. Naturalmente non c’è niente di male a esserlo, ci siamo nati e non dobbiamo dispiacercene. Però è utile sapere di appartenere a una categoria che fino all’altroieri era quella dominante – a scapito di tutte le altre. Dobbiamo notare che nelle occasioni internazionali (come la riunione della NATO di questi giorni) i partecipanti sono quasi tutti come me (e forse anche te), e gli/le altr* sono una minoranza. Abbiamo il dovere di osservare che fino all’altroieri la quasi totalità della pubblicità e della comunicazione in generale si rivolgevano innanzitutto a noi (il tema del post di ieri), e che oggi la situazione non è davvero cambiata. E prendere coscienza di un fenomeno odioso che ci riguarda nostro malgrado: il privilegio (razziale, di genere o orientamento) che ancora oggi esiste in molti ambiti (ne ho scritto su Rumore qualche tempo fa). Quindi questa condizione (nella quale, ripeto, siamo nati) non è affatto neutra – comunque la pensiamo noi stessi al riguardo. Ecco come mai, tra i molti “orgogli” emersi negli anni, l’orgoglio maschio bianco eterosessuale (che purtroppo esiste, vedi immagine) è stupido e insensato: veniamo da alcune migliaia di anni nei quali era l’unico orgoglio disponibile – e non averne consapevolezza è grave e dannoso. Questo non vuol dire avvilire la propria natura o sentirsi inadeguati, bensì prendere coscienza della forma del mondo e della nostra collocazione – per esserne cittadini più consapevoli.