Betty Mae Page (1923 – 2008)

Se ne va la più famosa e adorata Pin-up di tutti i tempi: e, come tutto il resto, lo fa con gran classe.

Molto si è scritto su Bettie Page, e molto ancora si scriverà dopo che l’11 dicembre scorso è scomparsa, all’età di 85 anni. Duole farlo in questa occasione: Bettie è stato uno degli archetipi della Rock chick, forse il primo e certamente tra i più duraturi. La sua brevissima carriera, solo 7 anni tra i 27 e i 34, ha modellato l’immaginario di almeno tre generazioni. E’ riuscita a entrare nella leggenda come modella fetish, benché in nessuna immagine vada oltre la nudità: insomma, niente hard. E’ passata dal Sadomaso a Playboy, di cui è stata centerfold nel gennaio del ’55. E’ stata una donna incredibilmente avvenente, la cui immagine poco vestita è stata vista da milioni di maschi; eppure il tratto che tutti ricordano con più voluttà è il suo stupefacente sorriso.

Ci sono alcuni passaggi chiave nella vita di Miss Pinup Girl of the World 1955, nata nel 1923 in Tennessee. Innanzitutto i suoi pigmalioni: Irving Klaw, l’inventore della fotografia fetish (e più tardi del film, con titoli come Riding the Human Pony Girl); poi Bunny Yeager, modella e fotografa, autrice del famosissimo servizio che ritrae Bettie leopardata tra dei leopardi (il completo era stato realizzato da Page, come diversi altri degli outfit in cui appare nelle foto); e infine Hugh Hefner, che non solo la mette su Playboy, ma l’aiuterà nei momenti difficili. La carriera di Page si apre ufficialmente nel ’50 (dopo un po’ di gavetta come modella per club di fotografi) e termina nel ’57, all’apice del successo. Tra i motivi dello stop c’è un’inchiesta del Senato Americano sui legami tra pornografia e delinquenza minorile, che indaga sui fumetti e le riviste per adulti. Klaw, assai spaventato, distrugge l’80% dei suoi negativi (gran parte delle sue foto oggi disponibili sono riproduzioni da stampe); Bettie Page semplicemente scompare.

Nel corso del tempo affiorano sue notizie: si converte al cristianesimo (quello hard del reverendo Billy Graham) e tenta di diventare missionaria nel ’60, non riuscendoci. Si sposa nel ’58, nel ’64 e nel ’67. Nell’ 80 le diagnosticano la schizofrenia, passa 20 mesi in ospedale, poi un arresto per aggressione. Esce definitivamente dal tunnel nel ’92. Ma nel frattempo, a sua insaputa, il culto di Bettie Page ha ripreso vita: nel ’76 Eros press pubblica un primo libro di foto, e nell’80 esce il monumentale Betty Page: Private Peeks di Belier Press, 4 volumi di immagini. Nell’ 87 il disegnatore americano Greg Theakston lancia la fanzine The Bettie Pages, che per sette anni elabora sul mito di miss Page – rilanciandola definitivamente nel mondo della cultura Pop. E poi Il neonato trend delle Pin-up, molte delle quali sfoggiano la tipica frangetta marchio di fabbrica della Page, i romanzi e fumetti a lei ispirati (alcuni col suo nome nel titolo), le action figure: ormai Bettie Page è un’icona davvero immensa.

Lei però resta invisibile; si sente nel ’93 in un’intervista telefonica a Lifestyles of the Rich and Famous, dove dichiara di essere “Penniless and infamous”. Nel ’96 esce la biografia ufficiale Bettie Page: The Life of a Pin-up Legend. Nello stesso anno concede la sua unica intervista televisiva, alla NBC, ma a condizione di non essere mai inquadrata. Perché il vero motivo della scomparsa della signora Page sembra essere proprio il solito: mantenere, nel ricordo del pubblico, la sua immagine migliore. Una scelta che Bettie Page ha seguito con coerenza fino alla fine, a differenza di molti anche assai meno noti. E’ un’intervista commovente in cui lei, settantatreenne, dice cose semplici e belle: “Non ho mai avuto problemi a stare nuda, sono perfettamente a mio agio anche davanti a altri. A volte pensavo che la macchina fotografica fosse il mio ragazzo, e ci facevo l’amore: per me era una gioia.”

Cose che noi fan sappiamo benissimo: grazie di tutto, signora Page, soprattutto del sorriso.

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