Ho già scritto anni fa cosa penso degli energy drink e del mito dell’efficienza a tutti i costi (in un pezzo intitolato O ti fai o ci resti). Torno sull’argomento perché stamattina mi hanno dato un pieghevole Red Bull che mi pare degno di nota. Da un lato sono spiegate le caratteristiche chimico-ideologiche del prodotto: la Taurina, il Glucuronolattone, le aaali, “gli uomini e le donne d’oggi vogliono realizzarsi ed essere fisicamente sempre più in forma e mentalmente sempre più svegli, come mai prima d’ora”, e via dicendo.
L’altro lato individua le categorie alle quali è rivolto. Eccole:
- Persone al volante: “E’ il compagno di viaggio ideale per chi percorre lunghi tragitti”.
- Più che svegli, dal banco di scuola alla scrivania del capo: “La voglia di studiare è indispensabile, ma durante la nottata passata sui libri”… “E più avanti, quando cercherà di fare carriera”… “Persino il lunedì mattina, quando dovrà essere pienamente efficiente e concentrato anche durante l’ennesima riunione della giornata”… (azz’, è lunedì mattina è sei già all’ennesima riunione? ndr)
- Quando fuori dalla discoteca il gallo canta (ovvero la clientela tradizionale della bevanda, ndr).
- La donna con 10 lavori: “Tra l’affanno delle pulizie di casa, la corsa per prendere i bimbi a scuola, l’inevitabile incombenza dei fornelli e un salto in palestra…”
Sono passati alcuni anni (il mio articolo è del 2003) ma che uno debba pomparsi di Glucuronolattone (dose consigliata dalla FDA americana 2,4 milligrammi al giorno, una lattina da 250 cl ne contiene 1500 – fonte: Wikipedia) per guidare di più (e non si può non pensare ai terrificanti turni di lavoro dei camionisti), per produrre meglio o per fare 10 lavori, mi pare ancora una cosa brutta. Perché è vero che siamo nel 2008, ma continuo a pensare che sia meglio schierarsi per un mondo più sano, invece di doparsi per riuscire a tollerarne uno orribile e sbagliato.
PS: L’articolo, all’epoca, fece incazzare abbastanza l’ufficio marketing di Red Bull Italia (che, va detto, organizza delle iniziative encomiabili nel campo della musica elettronica). Temo che la cosa si ripeta: mi spiace molto per le persone (ottime), ma non per l’azienda. Ognuno è libero di scegliersi la reclàme che preferisce, e – vivaddio – a volte ne paga le conseguenze (e questo vale sempre anche per il sottoscritto).