Una delle cose che spesso mi fermo a guardare è il modo nel quale si stanno creando le nuove convenzioni sociali, e abitudini personali, intorno alla tecnologia. E’ un argomento sul quale ho anche scritto, per esempio qui. Ci pensavo oggi a proposito dei blog in generale, e di questo in particolare. I blog sono ancora tutti diversi, e anche se esistono già delle convenzioni, si possono ignorare. Spesso un blog riflette la vita di chi lo anima, che a volte parla anche di se stesso. L’equilibrio, lo sappiamo, è sottile: un blog che parla solo dell’autore rischia di avere un solo lettore, tranne a essere Vasco, o Valentino, Rossi. Poi ci sono quelli radicali, come me, che parlano di tutto ma mai dei propri stati d’animo, salvo che questi abbiano una qualche parvenza di rilievo generale. Credo che se iniziassi un post con la frase “Oggi sono triste e vuoto” molti di voi ne sarebbero sorpresi.
Però ogni blog racconta molto del suo autore, nel bene e nel male e completamente al di fuori del suo controllo. Da questo punto di vista mi sembra che tutti i blog si equivalgano, e che sia abbastanza facile farsi un’idea piuttosto esatta di chi c’è dietro la tastiera. Se questo, come mi pare, è vero, chissà cosa si capisce di me da Fosforo? E’ vero che io sono molto bravo a avere l’aria di uno che parla dei cazzi suoi senza mai realmente farlo, che sono un virtuoso del nell’arte del depistaggio e un maestro di camouflage, ma in quasi due anni, e oltre 500 post, di cose qui ne ho dette molte.
Insomma mi chiedevo: se leggendo questo splendido blog (dimostrazione di come sia ancora estremamente vario questo universo) io imparo molto sul Casto Immanuel, leggendo Fosforo scoprirei altrettanto su Sergio Messina? Oppure non è vero, non si capisce un cazzo di niente e il Casto Immanuel in realtà è l’invenzione poetica di un manovale tagiko?


C’e’ vita dentro Sergio Messina? (dietro la tastiera) Perché mi viene il dubbio che se ti preoccupi tanto che la tua immagine web risulti “vera”, forse ma dico forse dovresti cominciare ad uscire e a farti degli amici nel mondo reale. Cosa possiamo dirti noi lettori di te dalle tue campagne a favore del bidet o contro i piccioni che non possa fare un bravo analista freudiano?
Dice SM: No no, per carità: facciamo a capirci. Innanzitutto eventuali bravi analisti freudiani di passaggio sono pregati di non rivelarmi dettagli eventualmente appresi leggendo i miei articoli. Ci sto pensando, ma non mi pare di essere particolarmente preoccupato della mia immagine web (pur avendo cambiato la foto del blog). Era una semplice riflessione sulla relazione tra pubblico e privato, tra blog e blog, tra quello che uno si concede e quello che è lecito concedersi, tra ciò che è rilevante e quello che è rivelante. Una cosa semplice, ma detta con un linguaggio lievemente diverso dal solito, che ha subito prodotto un effetto: interessante.
“Linguaggio lievemente diverso dal solito” ma sempre una dose massiccia di autocompiacimento, di cui senza dubbio sarai ben cosciente. Una curiosità: come si fa a scrivere “[…] quelli radicali, come me”? Subito dopo sostieni pure che il tuo blog parla di tutto. Ma de che, oh?! Forse volevi dire: “il mio intervento su Guff parla di tutto, o quanto meno del tutto in Italia”; perché se oggi ormai tutto è hip hop, e Gruff in Italia è l’hip hop, allora va da sé che… Ma il fatto è che in questo caso non sei sembrato ben cosciente di aver affrontato il tutto (seppure relativo, eh, ma tanto siamo destinati a restare provincia, quindi).
Dice SM: Ciao Louise, la frase “Linguaggio lievemente diverso dal solito” si riferiva appunto a questo post così stimolante all’interattività, che ha un linguaggio lievemente diverso dagli altri. Autocompiacimento? Credo di sì. Ma non in quel post: in tutti gli altri. “Quelli radicali, come me” si riferiva alla scelta di taglio del proprio blog. Io non parlo che raramente dei cazzi miei, mentre c’è gente che non fa che quello (altri radicali, ma diversi) e gente (più equilibrata) che lo fa talvolta. Questo intendevo con radicale. Ho scritto anche un altro post su Gruff che forse non ti piacerà. Ma questo è un difetto che non ho mai avuto: cercare di piacere proprio a tutti tutti.
Ecco, volevo farmi due risate a vedere cosa c’era a cliccare lì e adesso sono un fan del divino Immanuel!
>>> […] il Casto Immanuel in realtà è
>>> l’invenzione poetica di un manovale tagiko?
Il tuo blog è solo uno degli strumenti che sapientemente
sai utilizzare per una ricca comunicazione che è dialogo,
scambio, e non predica o comizio.
Non percepisco quindi grandi differenze tra il SM che scrive
in Fosforo e quello visto in carne ed ossa (e.g.: conferenza
“Realcore” al Waag in Amsterdam). Contrariamente alla
stragrande maggioranza dei blogger mondiali, tu “esisti”
e non cadi mai nell’apparire diverso da quello che vuoi
veramente essere: innanzitutto onesto.
Un caro saluto
Paolo