Solita polemica estiva sul plagio, ma stavolta mi pare più buffa. Si parla di Robin Thicke e del suo nuovo singlolo Blurred Lines (qui il video davvero originale: signorine svestite e cantanti tamarri) che, secondo la pigra stampa musicale d’agosto, sarebbe un plagio di Got to give it up di Marvin Gaye, del ’77. Che non solo è un capolavoro assoluto (la cui monumentale e esattissima simmetria interna è paragonabile a quella della Cappella Sistina) ma introduce una serie di congegni che influenzeranno almeno due generazioni di cantanti soul/R’n’b: il falsetto, l’uso di molteplici tracce vocali, la mancanza di un ritornello centrale, sostituito da decine di hook vocali ripetuti, sovrapposti, ciclicamente intersecanti e, ultimo ma non ultimo, l’uso di una traccia “party” che rimane per tutto il brano, dandoci l’impressione di stare in un bel festone dove Marvin ci intrattiene.
Il primo caso di “plagio” (non notato dalla stampa musicale) di Got to give it up è Shake Your Body (Down to the Ground) dei Jacksons (1978), i quali si zanzano direttamente uno degli hook di Gaye (come riportato anche da Wikipedia). Segue, l’anno dopo, Don’t stop till you get enough, primo singolo solista della carriera adulta di Michael Jackson (Off the wall, 1979). Qui compaiono per la prima volta in modo sistematico alcuni degli stilemi che diventeranno classici di Jacko: il falsetto spinto, l’uso di tracce vocali multiple (tra cui alcune di sospiri e singhiozzi ritmici), l’impiego di ritornelli diversi – spesso rubati (come l’eclatante furtone di Soul Makossa di Manu Dibango in Wanna be startin’ something, poi oggetto di una causa). Insomma, a parte i furti, esattamente quelli di Marvin Gaye.
Da qui in avanti la lista dei “plagi” è infinita: così come non esisterebbe Michael Jackson (come lo conosciamo oggi) senza Marvin Gaye, senza Jacko non ci sarebbero stati Justin Timberlake e Pharrell Williams, e via dicendo. La musica Pop funziona così, il prevedibile batte l’imprevedibile e se una traccia sembra già sentita ha più chances di diventare popolare. Insomma, critici musicali estivi, prendete nota: o la melodia è esattamente la stessa (non bastano quattro note), e allora è plagio, o gli somiglia – magari anche moltissimo – ma allora è Pop, proprio come Jailhouse Rock che suona sospettosamente simile a Rock around the clock e a Blue suede shoes.

