Mi giunge una voce, che non so confermare: pare che alla Rai non abbiano rinnovato il contratto a Philippe Daverio. Non so se è vero, e se fosse non so come mai: magari chiedeva rose rosse fresche in camerino, oppure aveva costi di produzione altissimi, o magari l’azienda ha deciso di eliminare tutti quelli che conoscono la storia – per adeguarsi alla cultura media del nostro attuale parlamento.
Se fosse vero però avrei due cose da dire. Malgrado il birignao, il papillon e alcuni vezzi a volte esagerati (come portarsi dietro un amico dalla sagoma identica alla sua ma con immensa barba marxiana, o montare le sue chiacchiere a pezzetti con inquadrature ravvicinatissime del suo faccione – e delle sue spesse orecchie ostrogote), Daverio produce una televisione culturale eccellente, completamente italiana e al contempo con un respiro più ampio. Mi convince meno quando parla di arte contemporanea ma sul resto è quasi imbattibile, producendo connessioni a ventaglio che solo chi è veramente colto sa fare (lasciatevelo dire da un ignorante). Se esiste un buon esempio di edutainment nella tv italiana è certamente lui – benché ovviamente il suo appeal non sia esattamente nazional-popolare (anche se su questo si potrebbe discutere).
La seconda, sempre se la notizia fosse vera, riguarda una questione di politica aziendale: come sa chiunque abbia Rai 5 sul telecomando, Daverio è in onda tutti i giorni alle 20:45 (dal lunedì al venerdì, puntate di 25′ che finiscono precise quando altrove inizia il film), in replica. Repliche a loop: siamo certamente almeno al terzo ciclo completo. Naturalmente Philippe incassa anche dalle repliche, come è giusto che sia. Però sarebbe un po’ infingardo se non gli rinnovassero il contratto per un programma a cadenza settimanale e poi lo replicassero ogni santo giorno, no?
Pare sia vero e che il motivo sia che è una produzione esterna (necessariamente per com’è il format) e la Rai ha chiuso tutte le produzioni esterne
Vabbé: così rimaniamo soli con “Res Gestae” (versione 2.0 dell’almanacco del giorno dopo), piacevole edutainment se non fosse pesantemente inquinato da santi malvagi, preti martiri, suore eroiche e direttori di quotidiani talmente inutili (tipo l’Avvenire) che se ci fodero i cassetti questi mi s’incazzano.