L’altra sera ho sentito Matteo Renzi dichiarare pubblicamente: “C’è chi pensa che l’Italia sia una storia finita, mentre noi pensiamo che sia una storia infinita!” Siccome me ne sono appena andato dall’Italia, vorrei precisare da quale parte sto.*
Per quasi 56 anni della mia vita ho tentato di smuovere le cose, di suggerire cambiamenti, di dare voce a nuove idee. Molto spesso l’ho fatto gratis: concerti, dibattiti, iniziative, articoli, programmi radiofonici, spettacoli… Chi conosce il mio lavoro sa bene di cosa sto parlando. Naturalmente, io essendo io, spesso uso il linguaggio del paradosso, a volte le mie metafore sono ardite, le mie posizioni non allineate, i miei giudizi taglienti. Però mi sembra di farlo sempre dentro un discorso più ampio, dove certe espressioni sono giustificabili. Infatti, in tanti anni, nessuno mi ha mai fatto causa, benché in diversi avrebbero voluto. Non solo, ma in tutto questo tempo si è creato un piccolo gruppo di persone che invece apprezza e consuma con piacere. Molte delle cose che ho fatto hanno incontrato, a volte, anche il gusto di pubblici più ampi: quando mi hanno cacciato via da Playradio (emittente del Corriere della Sera, morta prematuramente per un difetto di nascita; fui licenziato dopo aver detto che accanirsi su Lapo Elkann – quando fu beccato con coca e trans – era ingiusto) i miei ascolti erano piuttosto buoni, considerando che andavo in onda da mezzanotte in poi. Idem alla Rai (che mi fulminò per aver scritto e cantato RadioGladio).
Ecco: io sono venuto via perché in Italia ho grande difficoltà a esprimere le mie opinioni, e a mostrare il mio lavoro. Dal 2000 in poi, per dodici anni, ho lavorato (anche, non solo) sul tema della pornografia. Le mie idee sull’argomento sono considerate originali, e citate, dai maggiori studiosi del settore. Sono stato invitato a parlarne in mezzo mondo, e il mio spettacolo sull’argomento ha avuto oltre 150 repliche in due continenti. In Italia le occasioni sono state pochissime (e le ringrazio tutte, una ad una), i problemi infiniti e, da parte dei media, l’isolamento è stato totale – manco avessi la lebbra. Nessun organo di stampa nazionale si è mai occupato di questo lavoro: non i quotidiani, non i periodici, ne’ la tv o la radio. Le pochissime cose uscite in Italia sono state frutto di rapporti personali. Fossi rimasto, avrei solo potuto pensare di essere un pazzo furioso. E invece.
Quindi concordo con Renzi: è una storia infinita. Per questo sono venuto via. In Italia non c’è spazio per uno come me, e in generale per idee che non sono conformi ne’ all’una ne’ all’altra parte. L’ho fatto a malincuore, anche per ragioni personali. Ma non ce la facevo più a pensare di dover continuare a remare faticosamente, contro tutto, all’infinito.
* Anche a beneficio di certi coglionazzi slacktivist de sinistra, del genere “boia chi molla”, qualcuno dei quali si è già fatto avanti.