Su Facebook esistono due tipi di “amici” piuttosto diffusi (forse ne abbiamo uno ognuno) ma davvero curiosi. Il primo, che chiameremo Niccolò (nome immaginario), è il commentatore seriale sottilmente polemico. Qualsiasi cosa io pubblichi Niccolò commenta: un tentativo (tenue) di arguzia spesso dissenziente, una battuta infelice, una manifestazione della sua presenza petulante e cavillosa, qualsiasi cosa ma lui c’è sempre. Talvolta mi chiedo che cazzo vorrà mai Niccolò da me, quale demonio (o divinità) lo spinga a insistere: non so chi sia, zero like, zero interazioni, lieve alone di imbarazzo intorno ai suoi commenti, eppure ritorna.
Il secondo è comunissimo: l’utente inconsapevole di se. Vado su Facebook e vedo qualcuno che parla di qualcosa in un modo che mi pare a sproposito. Allora scrivo un post nel quale sfotto chi parla di quella cosa a sproposito, e invariabilmente il qualcuno originario mette un like, talvolta una risata o perfino un commento di approvazione. Certo, la coscienza di se è merce sempre più rara, ma cribbio.