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L’università della vita dell’università

Posted on May 12, 2023May 12, 2023 by SM

Sul caro affitti nelle città universitarie non ho niente da dire: è un problema antico, ben noto e ovviamente colpa di chi ci ha governato male nei decenni passati. Ma c’è un aspetto del dibattito che mi spezza il cuore, anzi due. Il primo è semplice: chiunque abbia anche solo pensato di fare l’università, in Italia o ovunque nel mondo, sa benissimo che una laurea conta quanto l’ateneo presso il quale si è conseguita. Questo vale di più per certe professioni la cui lista però aumenta ogni anno. Quindi il tema della prossimità (“Sei di X, vai all’università più vicina”) non ha senso, in particolare per gli studenti che vogliono una laurea di valore – culturale ma anche economico. Un pezzo di carta oggi puoi prenderlo anche online.

Ma quello che mi affligge è che, come sempre in questo genere di dibattiti, si perdono alcuni pezzi triturati dal massimalismo. Quando a 22 anni mi sono trasferito (con qualche sforzo e disagio) da Roma (sede di diverse università) a Bologna (unico luogo d’Italia dove c’era il DAMS) ovviamente il mio obiettivo principale era frequentare le lezioni – non sempre obbligatorio ma centrale nell’esperienza di quella facoltà. Però vivere a Bologna ha significato molto altro: la mia prima esperienza strutturata di vita autonoma (in una piccola parte anche economicamente), di costruzione da zero di una rete di amicizie nuova (qualcuna delle quali rimane ancora oggi), di vita sociale e urbana completamente diversa. Con tutte le dovute differenze credo che l’esperienza sia simile in altre importanti città universitarie come Napoli, Pisa o Trento. Sono contesti nei quali nascono amicizie ma anche legami culturali e artistici: Bologna è l’esempio insuperabile in Italia, ce ne sono molti in Europa e nel mondo. Certo, sei lì a fare l’università quindi puoi abitare a 50 km e fartela in treno ogni giorno, vivere in un luogo dormitorio con la schiavitù dell’ultimo treno alle 21:30, testa bassa sui libri, Redbull e caffè per laurearti in fretta. Però mi chiedo: che ci hanno fatto i giovani per trattarli in questo modo?

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