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Viva il padrone!

Posted on December 4, 2018December 4, 2018 by SM

C’è un aspetto della cultura corporate contemporanea che mi fa molto pensare, e che si riassume in un’immagine: il calcio balilla in ufficio. Frequentando le aziende del terzo millennio (non soltanto in Italia, e non solo siti web), salta subito agli occhi una differenza: non ci sono corridoi e stanzette, mobili ministeriali e uscieri. No, in queste aziende si respira un’atmosfera rilassata, giovane: poster, open space, niente scrivanie, corn flakes gratis e, appunto, il calcio balilla in ufficio. Zero cravatte, ci diamo tutti del tu, e ci avviamo sorridenti a passare tante entusiasmanti ore insieme per fare una cosa bellissima. Naturalmente la cosa bellissima poi magari è Amazon, Apple, Facebook – o peggio. Però mentre una volta si poteva lavorare in FIAT senza dover essere entusiasti dell’azienda, oggi si è costretti a indossarla, talvolta proprio letteralmente, e condividerne gli scopi e l’atteggiamento. Sovente a scapito della propria dignità.

Leggevo stamattina un bell’articolo sul Guardian a proposito degli Apple Genius, i dipendenti degli Apple Store, costretti a applaudire i primi clienti al lancio dei nuovi modelli, o a usare un certo linguaggio (dal quale, per esempio, è assente il termine Bug) con la clientela. Una buffonata irritante e ridicola, a mio modo di vedere; raffinata cultura corporate secondo altri. Perfino tra i miei conoscenti che lavorano in questo tipo di aziende (che spero non si offendano) questo tipo di atteggiamento è frequente. Voglio precisare che non c’è niente di male nell’entusiasmarsi per il proprio lavoro, anzi. Però se poi quello che ride ultimo è l’uomo più ricco del mondo, l’azienda più prosperosa, o la più scellerata, due domande dovresti fartele, e magari abbassare un pochino la fiamma dell’entusiasmo.

Io non mi sognerei mai di fare una colpa a nessuno per via del lavoro che fa – con alcune eccezioni. In fondo, tradizionalmente, gli operai hanno sempre lavorato per dei padroni. Però di rado ne condividevano l’entusiasmo, o ne tessevano le lodi. Questo atteggiamento dava loro dignità: lavoro per te, ma non condivido, e lo dico. Ecco: questo aspetto esuberante e partecipativo delle corporation del terzo millennio mi pare davvero brutto a vedersi, con un retrogusto di scarsa comprensione dei meccanismi economici che governano il mondo – e un pizzico di puzza di fascismo. Suppongo che in molti contesti non si possa fare altrimenti, ma un pochino mi tremano i polsi.

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