Internet: una finestra aperta sul (tuo) mondo

L’anonimato in rete, tanto temuto dai perbenisti, in realtà è un miraggio. Sul web ci spiano: consumi, desideri e sogni sono merce preziosa e commerciabile. Il software per proteggersi ci sarebbbe, ma è roba da spie, terroristi e pedofil. Nel frattempo la nostra vita in rete è un libro aperto.

L’espressione ad effetto è “protetti dall’odioso anonimato di Internet”. Di solito si riferisce a pedofili, terroristi ed altri Babau: il “gorgo infernale e senza nomi della rete” (è vera, l’ho sentita io). Se certe sciocchezze si dicessero al bar uno potrebbe prendersela coi luoghi comuni; invece le senti in bocca a rinomati opinionisti del prime time. Basterebbe una veloce ricerca in rete per capire che la questione è molto più interessante e ambigua, due caratteristiche che però si addicono poco al linguaggio tv.
Essere anonimi in rete è estremamente complicato, quantomeno navigando; i provider infatti per legge devono conservare tracce di tutte le pagine visitate e delle varie operazioni. Quindi aprire il browser è come guardare la tv con l’Auditel: non solo si è costantemente tracciabili, ma la navigazione e l’uso dei vari servizi (soprattutto quelli gratis) sono spesso materiale per statistiche di ogni tipo, realizzate da chiunque a qualsiasi scopo – anche spregevole: essendo dati commerciabili, vengono commerciati. Un’ottima miniera? I motori di ricerca.
Diversa è la situazione della posta elettronica. Il diritto alla riservatezza delle comunicazioni personali è uno dei cavalli di battaglia delle organizzazioni libertarie, e oggi è possibile inviarsi messaggi criptati in modo così solido da risultare praticamente blindati. Pochi  sanno che è anche possibile cancellare qualsiasi traccia del mittente utilizzando servizi (spesso gratuiti) chiamati Anonymous Remailer che fanno proprio questo. Roba da terroristi pedofili? Macché: gli AR sono stati la prima affermazione del diritto ad un anonimato “difensivo” per gli utenti della rete. Vivi in una dittatura e vuoi comunicare in sicurezza? Vuoi rispondere ad un annuncio erotico senza poter essere rintracciato/a? Vuoi dire qualcosa a qualche potente ma temi delle reazioni? Tutti usi legittimi degli AR, solo parzialmente sostituiti dalle varie web mail; infatti mentre hotmail sa esattamente chi sei e potrebbe rivelarlo a chiunque (per accertarsene basta leggere le condizioni d’uso), gli AR non conservano nessuna traccia. Quindi se per messaggi tipo “tua moglie ti tradisce” l’indirizzo unamico@yahoo va benissimo, volendo denunciare alla stampa le pratiche scorrette della multinazionale per cui lavori, certamente un AR ti offre maggiori garanzie. Ma ovviamente le offre anche ad Al Qaeda.
Perché per il codice del software (non etico ma binario) siamo tutti uguali e non c’è differenza tra bene e male (è il bello del Bancomat: mi tratta come il suo miglior cliente). Lo stesso software che protegge una mia email di argomento riservato ne protegge anche una di Al Qaeda o di un pedofilo. Ma questi sanno benissimo che essere anonimi in rete oggi è difficile, rischioso e sostanzialmente inutile; hanno canali migliori per diffondere le loro idee (come l’incredibile DVD di Nassiryia) ed abbastanza soldi per comunicare in vera sicurezza (come i server offline e offshore dei pornografi più estremi). No, chi sarebbe veramente protetto da queste tecnologie di anonimato (ancora poco diffuse e assai malviste) saremmo noi semplici utenti che vogliamo poter fare delle esperienze, avere delle avventure (non solo erotiche), insomma possedere una vita davvero privata nello spazio della rete senza che qualcuno possa usare i nostri dati per il suo tornaconto (e magari contro di noi). Nel ‘900 si diceva: una persona perbene non ha niente da nascondere. Oggi si dovrebbe dire: sono una persona perbene quindi i miei dati personali (che includono desideri anche profondi, paure e sogni – come nel caso della mia navigazione sul web) sono riservati e nessuno dovrebbe poterci mettere il naso. Siccome però questa tecnologia pare fatta apposta per mettercelo, la utilizzo a mia volta per proteggermi – da tutti.