Dipendenze collettive

Oltre alle dipendenze personali ce ne sono altre legate ai consumi di massa. L’esempio perfetto è il petrolio, del quale non siamo in grado di fare a meno, e che ci sta costando caro non solo in termini economici: guerre, colonialismo e disastri ecologici. E’ una dipendenza difficile da superare: per il passaggio definitivo a fonti più pulite si parla addirittura della fine di questo secolo. Quella dell’energia è una questione antica, nella quale l’umanità non ha avuto molta più lungimiranza di un tossico: come nel caso dell’Isola di Pasqua, una volta coperta di alberi poi abbattuti fino all’ultimo dalla popolazione locale. Pare che sia stata proprio questa dissennata politica energetica a determinarne l’estinzione.

Tra le prime fonti di energia dell’occidente industrializzato c’è stato il grasso di balena, usato perfino per l’illuminazione pubblica. Un’idea folle: usare degli animali come fossero una miniera inesauribile. Il risultato lo conosciamo tutti: balene sull’orlo dell’estinzione e conseguente nascita dei gruppi animalisti. Tant’è che oggi, benché alcuni paesi si ostinino a cacciarle, nessuno al mondo si sogna di fare luce bruciando grasso di balena.

Le multinazionali alimentari hanno adottato strategie molto radicali per garantirsi un flusso costante di certe materie prime come l’olio di palma. Prodotto marginale fino a pochi decenni fa, questo olio – utilizzato nella preparazione di molti alimenti industriali – è oggi uno dei principali export del terzo mondo. Dove si abbattono foreste ogni giorno solo per piantare più palme da olio; che però le aziende pagano pochissimo, godendo di un monopolio assoluto.

Tanto grande è il nostro desiderio di certi prodotti, che alcuni paesi hanno interamente riconvertito le loro produzioni agricole per soddisfarci. E’ il caso del cacao, del caffè, dell’oppio e della coca (tutte sostanze psicoattive): pregiati cash crop che garantiscono la sopravvivenza di molti paesi – e l’approvvigionamento infinito a quel tossico senza fondo che è il consumatore occidentale medio, cioè noi.