Come forse sapete, sono ateo. Purtroppo però sono anche italiano, quindi sono costretto mio malgrado a seguire alcune questioni teologiche, come l’immonda esenzione dall’IMU degli immensi business “religiosi”. Il nuovo Papa indubbiamente si sta facendo notare per il suo stile, assai diverso da quello di certi suoi predecessori (anche se va detto che abolire gli anelli di diamanti per i cardinali non mi pare esattamente una rivoluzione): si fa dare del tu, augura buon pranzo, telefona alla gente (chissà se esiste un opt-out?) e scrive ai giornali. E’ di stamattina la pubblicazione su Repubblica di una sua lettera, in risposta a alcune domande che gli aveva posto Eugenio Scalfari. Devo confessare che il dialogo Bergoglio-Scalfari sulla fede non mi pare esattamente avvincente (mentre un romanzetto di slash fiction magari sarebbe curioso), però ci ho trovato un passaggio interessante. (Nota a margine: Scalfari ha rivolto quattro domande al Papa. Come mai nessuna di queste era: “Quando cazzo vi decidete a pagare le tasse sui vostri pregiati immobili?”)
Dice il Papa: Mi pare che ciò che Le sta a cuore è capire l’atteggiamento della Chiesa verso chi non condivide la fede in Gesù. Innanzi tutto, mi chiede se il Dio dei cristiani perdona chi non crede e non cerca la fede. Premesso che – ed è la cosa fondamentale – la misericordia di Dio non ha limiti se ci si rivolge a lui con cuore sincero e contrito, la questione per chi non crede in Dio sta nell’obbedire alla propria coscienza. Il peccato, anche per chi non ha la fede, c’è quando si va contro la coscienza. Ascoltare e obbedire ad essa significa, infatti, decidersi di fronte a ciò che viene percepito come bene o come male. E su questa decisione si gioca la bontà o la malvagità del nostro agire.
Vediamo di capire cosa intende. Sulla seconda parte mi pare di concordare (e forse questa affermazione è un passetto avanti dei cattolici verso la modernità): noi atei non siamo affatto privi di morale, e rispondiamo alla nostra coscienza (che è assai più efficiente della promessa del paradiso. Questo Bergoglio non lo sa, ma dovrebbe: per noi il bene e il male sono questioni di principio, non il biglietto per Mirabilandia). Ma è la prima parte a dirla tutta: premesso che – ed è la cosa fondamentale – la misericordia di Dio non ha limiti se ci si rivolge a lui con cuore sincero e contrito.
Ecco. Quindi siccome non c’è proprio niente di contrito in me (e l’idea di questa instant-salvation – aggiungi contrizione e sei a posto – mi fa orrore), vado incontro all’ira di Dio. Pace. Ma la domanda che mi rimbomba nella capoccia è sempre la stessa: a chi dovrei rivolgermi con cuore sincero e contrito? A Dio? Ma Dio chi? Di cosa stai parlando esattamente?
Santità, non ho più il fisso e il mobile prende poco. Semmai, mi mandi una email dal sito.
* Viene dall’espressione ‘Orca Madòcina, usata tra i cattolici Lombardi come sostituto di bestemmia.
credo intendesse il dio che si è fatto uomo ed è morto per liberarci dai nostri peccati così che possiamo scagliare la prima pietra
(ho un quesito teologico: sarà mica la pietra del cylum?)
quello che è nato in una grotta per autorizzarci a dire che i suoi seguaci sono dei cavernicoli.
in una grotta al freddo e al gelo, guardi, per le emorroidi non c’ è nulla di meglio della terapia del freddo.
il figlio dell’ extravergine maria pressata a freddo, che mi pare il massimo della contrizione.
come fai a non conoscerlo che ci hanno fatto pure il film, distribuito dalla buena vista mi pare, quella di paperino topolino quella roba lì.
e ora il vero quesito teologico che mi assila: quale prete sposerà belèn e il fidanzato di belèn?