War porno

L’uniforme, si sa, ha il suo fascino, ed è da sempre uno dei temi ricorrenti dell’immaginario erotico di qualsiasi genere: dall’ufficiale gentiluomo al kapò nazista, fino al postino e alla vigilessa, nel sesso l’abito sembrerebbe fare il monaco (altro protagonista classico di racconti piccanti, anche lui in uniforme). Parte dell’effetto è naturalmente legato alle attività che l’abito evoca, ma c’è di più: la spersonalizzazione dell’uniforme (creata apposta per questo) suggerisce un primato del ruolo sulla persona, e in un contesto sessuale questo effetto è molto potente. Poi ovviamente ci sono ruoli, e abiti, tradizionalmente legati a un immaginario specifico: l’infermiera, o la studentessa (in paesi dove sopravvive la pratica della school uniform) sono personaggi ormai fissi e ricorrenti del porno.

Ma oggi il mondo cambia velocemente, è nuovi e più potenti ruoli (e uniformi) si affacciano nell’immaginario erotico. Uno di questi è certamente la soldatessa. Comunque la si pensi sull’accesso delle donne negli eserciti (sia cioè che la si consideri una battaglia femminile vinta, o che lo si veda come un passo indietro dell’umanità – che dovrebbe abolire gli eserciti e non aprirli a nuovi soggetti), la donna in divisa è certamente già un esempio classico di plot sessuale, dal piccante all’italiana (La soldatessa alla visita militare, alle grandi manovre, etc.) fino a certi video BDSM (etero e omosex, indifferentemente) di ambientazione marziale.

Ma nell’era della rivoluzione digitale è nato un genere totalmente diverso di pornografia della guerra, nuovo e terribile. L’abbiamo visto tutti, con orrore, sui giornali e in Tv: sono gli autoscatti di torture e maltrattamenti delle nuove guerre, e in particolare nelle carceri di Abu Ghraib e Guantanamo bay. Molte di queste foto sono di contenuto esplicitamente sessuale: umiliazioni di vario genere, detenuti costretti a masturbarsi, a stare nudi e incappucciati in presenza di donne, torture ai genitali. Ma anche negli scatti più generici c’è sempre uno sguardo morboso, un punto di vista “caldo”: è evidente che queste immagini ritraggono atti considerati trasgressivi dagli autori delle foto (benché quasi certamente non scoraggiati dall’alto): lo scandalo venne fuori anche perché queste immagini vennero pubblicate su internet. Quindi non si tratta solo souvenir di battaglia, ma vero e proprio porno di guerra realizzato per essere condiviso (e utilizzato), esattamente come il porno digitale amatoriale o i famigerati video fatti dagli studenti e messi su Youtube.

L’ultimo conflitto mondiale portò alla ribalta dell’immaginario sessuale occidentale il Nazismo, e perfino i campi di concentramento divennero protagonisti di b movies di genere erotico. Oggi è il conflitto tra occidente e oriente a essere protagonista, suo malgrado, di varie forme di exploitation a sfondo anche sessuale. Gli esempi sono molti: le foto dei militari Usa, certamente, ma anche il fumetto web Taliban Torture (dove le torture però sono solo a sfondo sessuale), i video delle esecuzioni di Al Qaeda o l’orribile e falsissimo sito Arabsex.com che mostra donne arabe platealmente taroccate, con guepiere e burqa. Un porno esotico insomma, basato sulla differenza; o meglio, duole a dirsi ma non sarebbe il primo caso, una pornografia dell’odio.

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