Uno

palettaSe ci guardiamo intorno, si nota con evidenza che i vantaggi della modernità sono enormi, e indiscutibili. Naturalmente in qualche settore si è esagerato (per esempio l’inquinamento), e pian piano si stanno cercando di correggere alcune storture – dall’ambiente all’alimentazione, dai trasporti agli stili di vita. Un aspetto della modernità secondo me assai interessante, benché secondario, è l’evoluzione del nostro rapporto con una categoria di oggetti apparentemente ovvia – eppure non proprio evidente: quelli unici. Se mi guardo intorno, nella stanza che è il mio studio, tutti gli oggetti che vedo sono stati prodotti in serie. A essere unici siamo solo in due: io (come ognuno di voi) e la mia pianta grassa, Paletta (nella foto), della quale esistono infiniti esemplari, ma nessuno esattamente come lei. Se guardo meglio, in fondo anche le mie chitarre sono uniche: benché prodotte in molti esemplari, ognuna è lievemente diversa. Però si tratta di una differenza veramente molto relativa. Non è sempre stato così: ogni oggetto fatto a mano era simile a tutti gli altri, ma unico.

Cosa rende un oggetto unico? Il fatto che ne esista un solo esemplare, o comunque presenti delle caratteristiche tali da renderlo singolare. Un quadro, per esempio, è un oggetto unico. In fondo è anche uno dei motivi per cui un Picasso originale costa decine di milioni, mentre una riproduzione infinitamente meno. Un abito sartoriale può essere unico, specie se il cliente sa cosa vuole. Un mobile realizzato da un falegname su misura pure è unico. Un oggetto ormai rarissimo, sostituito dal suo esatto opposto, Ikea, dove troviamo dei mobili che poi rivedremo identici nelle case dei nostri amici. Anche un tavolo vecchio, magari all’epoca prodotto in serie, col tempo diventa unico: negli anni gli oggetti tendono ad assumere una personalità propria. Per non dire degli strumenti musicali d’antiquariato, o anche semplicemente vintage: una Stratocaster può costare 400 euro, o anche 400.000 – se ben invecchiata. Molto spesso i gioielli di gran lusso sono prodotti in un singolo esemplare, e questo ne aumenta enormemente la preziosità. Ovviamente, una casa progettata da un architetto apposta per te sarà unica. Fino a qui sembrerebbe che questi oggetti siano un previlegio esclusivo dei ricchi. Vero solo in parte.

Come sanno benissimo i Giapponesi, che ne hanno fatto un oggetto di culto assoluto, i sassi sono pure oggetti unici, e ognuno di noi almeno una volta nella vita ha pensato: “Ma guarda che bel sasso.” Qualcuno se li è anche portati a casa, talvolta creando dei piccoli giardini Zen casalinghi. E la perversissima pratica del Bonsai? Un Acero rosso di 190 anni, alto 19 cm, oltre a essere bello è sicuramente unico (e costa una fortuna anche per questo). Come però lo sono anche molti alberi qualsiasi, e pure certe piante dotate di personalità, come Paletta. Idem i pezzi di vetro e legno levigati dal mare, altri oggetti di collezione da parte di molti: oltre a essere belli, e apparentemente carichi di storia, sono unici – simili ma mai uguali. Curiosamente esiste ancora una propensione, magari inconscia, che ci spinge verso questi oggetti. Forse per controbilanciare l’effetto Ikea, le case sono piene di piante, rami, pietre – tutte simili ma uniche. Naturalmente uno dei motivi principali del successo dei mercati delle pulci, e dell’antiquariato in genere, è l’opportunità di trovare cose magari non uniche ma più rare, e anche per questo più attraenti.

Ma il vero oggetto singolare dentro casa mia (oltre a me, qualche sasso e dei quadri) è una porcheria che ho fatto io vent’anni fa: un mobile porta CD di legno, composto da vecchie scatole di vino (per anni ho abitato sopra un vinaio, che me le regalava). È bruttino, pare un arredo da baretto hipster, però funziona bene, fa il suo dovere (cioè contiene dei CD) e sicuramente non ce n’è un altro uguale al mondo. Una qualità molto apprezzata dai ricchi: in denaro, oppure in spirito.

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