Strumenti per strumentisti

Oltre che di gioie, a volte la tecnologia digitale applicata alla musica è fonte di grandi dolori: dalle versioni Simmenthal di Bach alle onnipresenti batterie digitali programmate male, gli esempi sono infiniti. I miei preferiti (nel senso di maggiormente deplorati) sono quei programmi che danno l’illusione di comporre della musica cliccando dei funghi colorati (o altri sistemi semplificati): ho sentito gente (anche non stupida) chiamare “la mia musica” queste creazioni, e potrei citare almeno un album realizzato interamente pigiando cubi policromi. Com’è l’album? Mortalmente ovvio. Esistono degli equivalenti in moltissime altre zone della creatività, dal disegno alla grafica alla fotografia. Questo spesso porta a considerare le nuove tecnologie nemiche della buona, vecchia arte di una volta. Quindi oggi voglio parlare di come la tecnologia stia cambiando per sempre, e in meglio, l’esperienza musicale tradizionale, quella del solfeggio e del metronomo, della pratica quotidiana e dell’esecuzione dal vivo.

Sostanzialmente ci sono due aree della pratica musicale tradizionale che si avvantaggiano delle nuove tecnologie: l’apprendimento/insegnamento e la pratica strumentale. Sul primo fronte naturalmente internet ha cambiato tutto. Nei primi anni ’70 fu pubblicato un libro fondamentale di standard, The Real Book, che per anni ha avuto una circolazione clandestina in fotocopia. Oggi invece in rete si trovano spartiti, tablature e testi di qualsiasi epoca, per qualsiasi strumento. E se non sai leggere la musica vai su Youtube, dove c’è un esercito di strumentisti che dimostrano, insegnano, eseguono a metà velocità inquadrando le dita, spiegano: per alcuni generi Youtube è quasi più adatto di un insegnante in carne e ossa – che non puoi riavvolgere e rivedere. Ovviamente così non si impara a suonare il Flicorno, ma una inaspettata versione di Mr Bojangles per Ukulele invece sì. I nuovi touch tablet aggiungono una nuova dimensione all’apprendimento della musica: ricca è l’offerta di applicazioni per bambini (molti i giochi educativi, alcuni insospettabilmente divertenti), ma anche di tutorial interattivi sugli strumenti, le parti, il funzionamento, le tecniche, ecc. Naturalmente nessuna di queste applicazioni sostituisce un buon educatore, ma certamente lo integra.

Il settore dove però questi oggetti sono diventati insostituibili è quello della pratica strumentale e dei concerti. Molti di noi possiedono sia un accordatore che un metronomo. Io ce li ho nel cellulare. L’accordatore è molto accurato, e accorda qualsiasi strumento. Il metronomo invece è una Ferrari: poliritmi, terzine, swing e una tonnellata di opzioni, dalla modalità silenziosa al tasto metà tempo. Chi lavora con gli spartiti è abituato a portarsi dietro quintali di carta; chi suona in un’orchestra sa benissimo che parti e copie sono un lavoro complesso. Ecco due funzioni meravigliosamente assolte dai tablet. Che possono contenere migliaia di spartiti, e permettono di editarli, annotarli, spedirli agli amici (non legalissimo ma molto comune) e ovviamente stamparli. Di più: alcuni software sono in grado di girare pagina mentre suoni. E siamo solo all’inizio: presto potranno dare indicazioni analitiche sull’intonazione, le durate, gli accenti e comparare diverse esecuzioni; i componenti di un’orchestra potranno sincronizzarsi per avere le stesse note del direttore; potranno aiutarci a suonare più correttamente musica complessa o ostica – per esempio eseguendo delle parti complementari mentre studiamo. Il bello del digitale è proprio la sua capacità di adattarsi a noi. Poi certo, alcuni pigiano dei cubi…

Nella foto: ForScore per iPad

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