Gender?

Tra le fortune di vivere all’estero c’è anche che le vicende italiane mi sembrano meno urgenti. Ma le cose macroscopiche non sfuggono, tra cui la rovente polemica sul Gender. C’è un aspetto palesemente ridicolo, che riguarda l’uso a casaccio del termine: dato che vuol dire Genere (nel senso di maschile e femminile), essere “contro il Gender” significa davvero una cosa buffa. Ma perfino andando oltre l’errore, non mi pare che il vero problema sia nel Genere. Semmai quello contro cui certi conservatori vogliono scagliarsi sarebbe la Teoria Gender, ma anche in questo caso la cosa è poco comprensibile. Questa teoria infatti parte da un concetto preciso, e cioè l’inesistenza delle differenze biologiche, a parte quelle strutturali, tra i sessi e quindi l’eguaglianza assoluta tra maschi e femmine. Una idea i cui frutti sono già evidenti nella nostra società: le donne nell’esercito, o in parlamento, sono frutto proprio di questa idea. Chi si opponeva in passato, evocava proprio supposte differenze biologiche. E non mi pare che oggi nessuno se ne lamenti. Infatti gli anti-Gender non ce l’hanno con l’evoluzione dei ruoli femminili, che sarebbe una questione assai Gender. Invece hanno un problema con l’idea che ai giovani vengano spiegati i vari orientamenti sessuali, e che nascano modelli di famiglia diversi da quelli tradizionali. Niente a che vedere col genere quindi: si tratta di buona, vecchia, incontenibile omofobia.

La scuola, dicono, è tutta un Gender. Pare che qualcuno voglia rivelare agli adolescenti l’esistenza dei vari possibili orientamenti sessuali, e addirittura della masturbazione. Ora, ognuno è libero di educare i figli come crede, però l’idea che se io non glieli dico allora non esistono mi sembra imbecille, e platealmente confutata dalla realtà. Che un giovane debba scoprire l’omosessualità guardando uno sketch in Tv (completo di ammiccamenti, battutacce, ecc) è cosa davvero miserabile, e sintomo di una società profondamente ignorante, comunque la si pensi sul tema.

Una delle battaglie degli anti-Gender è quella sulla famiglia, il cui modello ideale sarebbe quello tradizionale: papà, mamma e tanti bambini. Secondo loro il Gender dei genitori è importante, essenziale, irrinunciabile: un maschio e una femmina, e nessuna altra combinazione. Altrimenti? Questo non me l’hanno spiegato bene: mi hanno parlato di deriva omosessualista, di Mammi e Papè, di gravi squilibri sociali. Vorrei portare la mia testimonianza personale.

Io sono nato senza padre. Al momento della mia nascita, la mia famiglia era composta di un solo genitore, di genere femminile. Questo non accadeva nel 2015 ma nel 1959, e sicuramente non sono stato il primo. Una disgrazia? Non saprei: per me è sempre stata la normalità. Inoltre mio padre potrebbe essere stato un tipo alla Pietro Pacciani, quindi magari m’è andata bene. Da piccolo ho invidiato le famiglie col papà? No (ma quelle coi fratelli invece sì). Ne ho sentito la mancanza? No, per me quella era la famiglia, e m’è sempre sembrata, coi nostri alti e bassi, una famiglia completa. Tant’è che oggi, alla luce della mia esperienza diretta, sono favorevole alle adozioni per i single – maschi o femmine. E’ stato semplice? Beh, mi viene da dire: alzi la mano chi ha avuto un rapporto semplice con la propria famiglia. Nel mio caso non è sempre stato semplice, ma non meno che in molte altre famiglie tradizionalmente composte. Questa mia famiglia Gender (mia madre spesso mi diceva: “Io t’ho fatto da madre E da padre”) mi ha danneggiato? Non mi pare, anzi. Sicuramente mi ha dato una prospettiva diversa sui “ruoli di genere”. Inoltre, dato che i genitori ci educano anche attraverso l’esempio, ho sicuramente digerito presto l’idea che le differenze tra maschi e femmine, oltre che ovviamente strutturali, sono innanzitutto culturali. E mi ha chiarito da subito un concetto: nella vita, quello che conta veramente è quello che fai, non chi sei – e tantomeno il tuo genere, o orientamento sessuale.

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