La Chiesa Cattolica ha un conto aperto col ’68. Quindi non mi sorprende la sortita di papa Ratzinger: “La pedofilia nasce col collasso morale del ‘68“. Mi permetto di dissentire.
Scrive il papa emerito: “Tra le libertà che la rivoluzione del 1968 ha tentato di combattere c’era la totale libertà sessuale, una libertà che non concedeva più alcuna norma. Parte della fisionomia della rivoluzione del ’68 è stata che la pedofilia è stata diagnosticata come permessa e appropriata”. E poi aggiunge: “Il vasto collasso della generazione successiva di preti in quegli anni e l’altissimo numero di riduzioni allo stato laicale sono stati una conseguenza di tutti questi sviluppi”. Secondo lui, dopo il Concilio Vaticano II (1962-1965) “la teologia morale cattolica ha sofferto un collasso che ha reso la Chiesa indifesa contro i cambiamenti nella società”.
La chiesa odiava tutte le istanze degli anni ’60, giustamente: finalmente si metteva in discussione la dottrina cattolica, dopo millenni di dittatura morale incontrastata. Aggiungerei che la chiesa si è anche adoperata per mantenere il mondo nel medioevo: la pillola anticoncezionale, disponibile dal 1962, venne messa in commercio in Italia solo nel ’69, e SOLO per le donne sposate, proprio grazie a gente brutta come Ratzinger. Parte della fisionomia della rivoluzione del ’68 è stata che la pedofilia è stata finalmente denunciata; che le persone, finalmente libere dal giogo del pensiero cattolico, hanno iniziato a denunciare padri pedofili (che prima, e ancora oggi, non si denunciavano per non dare scandalo, su consiglio del prete), zii pedofili e, solo molto dopo, anche i preti (che secondo me sono pedofili da quando esiste il celibato). Quindi è vero esattamente il contrario di quello che afferma il papa. Inoltre: “la pedofilia è stata diagnosticata come permessa e appropriata.” Da chi? Da lui, forse. Certamente non dai sessantottini.
L’emerito poi sostiene un’altra falsità: che la chiesa fosse indifesa contro i cambiamenti del ’68. Negli anni ’60 c’erano una grande quantità di preti impegnati nel sociale, da Don Milani ai moltissimi preti operai, non solo in Italia. Esisteva addirittura una scuola teologica cattolica che proponeva atteggiamenti meno medievali, la teologia della liberazione. Questi preti furono osteggiati, boicottati, in alcuni casi espulsi dalla chiesa, esattamente perché avevano trovato una chiave per conciliare cristianesimo e cambiamento.
La chiesa da sempre ce l’ha col ’68, a ragione: non gli piaceva, non l’hanno capito, sono rimasti attaccati a un’idea medievale del mondo, e hanno perso. Checché ne dica un senescente ex papa, che stava meglio quando era emerito.