Scrivo questo testo dopo un divertente scambio su Facebook; la notizia è che un convegno della Luiss Enlabs intitolato Compose the future aveva come relatore Fedez (e il prode sottosegretario Boccia che, a detta di un commentatore del mio post, “ha più volte elogiato il momento della sua vita in cui aveva perso il cellullare e poteva finalmente vivere un po’ sconnesso”). Ovviamente eravamo tutti d’accordo: chi mai vorrebbe avere Fedez (o Boccia) come relatore a un proprio convegno?
Lo confesso: in passato, sono stato anche io un mini-fedez. Intendo dire che, in una certa fase della mia carriera (e talvolta ancora oggi ma meno), sono stato invitato a convegni di vario tipo, sempre con titoli di questo genere: futuro, innovazione, copyright (che una volta era un tema scottante), musica fatta col computer, il porno, l’internet, ecc. Solitamente organizzati da istituzioni (a volte accademiche), dal mio punto di vista questi incontri (simposi, convegni, gruppi di studio, conferenze) si dividono rigorosamente in due categorie. Quelli nei quali vengo invitato come esperto, che oggi sono il 100% dei miei impegni di questo tipo. E quelli nei quali vengo esposto come animale esotico, proprio come Fedez.
Le prime volte è strano: tu vai, tutto gasato, e speri di dire cose interessanti, utili, ti prepari benissimo. Poi ti siedono tra due incravattati che fanno su e giù con la testa, e ti sorridono. Ascoltano? No, loro hanno capito benissimo chi sei, dai tatuaggi, gli orecchini, il vestiario: tu sei il creativo, che dirà cose inutili e forse perfino idiote, ma si sa – i creativi sono così, col cappellino a cazzo di cane e la maglietta slabbrata. Da questo punto di vista, io e Fedez siamo quasi intercambiabili. Quando hai finito di parlare, hai finito di servire. Non segue dibattito, nessuno dice niente (perfino se dici cose terribili sui loro padroni): ora c’è il buffet, e mentre si mangia siamo tutti amiconi. Poi postano la foto su Twitter, e possono dire di aver ascoltato un creativo tatuato, quindi nessuno può accusarli di essere paludati. Ovviamente Fedez dà loro un’immensa visibilità mediatica, che io non ho mai avuto. Ma tolta questa, il resto è uguale.
Io poi, negli anni, ho sviluppato una mia strategia per combattere l’effetto animale esotico. Studio tantissimo e parlo senza mai rivolgermi agli altri relatori, ma sempre direttamente al pubblico, cercando di dire cose utili senza fare giri di parole. Poi incasso (meno di Fedez, credetemi) e scappo via: il buffet, e il relativo pappa e ciccia, no grazie. Ma come dicevo, per fortuna oramai nessuno mi chiama più come bestia rara: oggi c’è Fedez, che costa di più ma rende meglio. E poi Pelù, Manuel, Morgan, e il re di tutti loro – il buon Jova. Tanto alla Luiss non temono il futuro, altrimenti inviterebbero qualcuno più preparato e meno improvvido di Boccia.