L’altro giorno ho scritto a Chris Anderson, proponendogli una storia per Wired Usa. Non lo conosco personalmente, quindi ho utilizzato un indirizzo email immaginario ricostruito visitando il sito del giornale. Mi ha risposto in un’ora: “Interesting and well told. What do you think the Wired angle is?” Domanda legittima: la storia che gli ho proposto è davvero bizzarra, perfino per Wired (non ve la anticipo, che qualcun altro sta lavorando per raccontarla), e forse alla fine non se ne farà niente. Naturalmente il complimento fa piacere, ma il tema è un altro. Lavorando come autore free lance, e pubblicando cose che si avvantaggerebbero di recensioni, ho avuto spesso a che fare con direttori, capi redattori ecc. Con alcune eccezioni*, la mia esperienza in Italia è stata spesso negativa, e riassumibile in due filoni ricorrenti, a volte perfino contemporanei:
• Sufficienti/annoiati/molto cool: sono quelli che già sanno tutto, che sminuiscono le tue idee (salvo poi rivendertele come proprie due settimane dopo) e a cui piace farti pensare di essere mediocre; sono ondivaghi e imprevedibili, effimeri e dannosi, violenti coi deboli e pavidi con chi non ci casca, e li manda affanculo con frequenza – la mia strategia (infatti duro poco).
• Amiconi al bar, poi manco ti rispondo. Un classico, che posso anche capire, specie nella seconda parte: molta gente ama immaginarsi molto occupata (che poi lo sia davvero è da vedere), talmente tanto da non poter rispondere a un messaggio che forse una risposta la richiederebbe, magari anche solo per cortesia. Amiconi al bar invece mi fa orrore: è una delle ragioni per cui frequento pochissimo i bar.
Tornando a Chris Anderson, lui è certamente molto cool, ma proprio assai assai, non fosse altro perché dirige una delle riviste più influenti (e ben fatte) del pianeta e scrive libri intorno ai quali si organizzano convegni internazionali. Inoltre posso immaginare che sia davvero occupatissimo, anche solo a scartare le tonnellate di tecnologia che gli manderanno a casa, e a ricevere compensi spettacolari per le sue conferenze. Invece risponde a uno che non conosce, che non ha mai sentito nominare, che non è un amico di suoi amici, che gli scrive direttamente (senza passare dalla redazione) in una lingua non sua, proponendogli una storia secondo me fantastica ma lievemente assurda, e lo fa con due frasi: un complimento e una richiesta, non di maggiori informazioni ma chiedendomi quale sarebbe secondo me il punto di vista di Wired nella vicenda.
Non esistono mondi migliori di questo, gente. Esistono persone migliori (magari anche solo più educate), e paesi con abitudini etiche e relazionali degne.
* Che sanno chi sono e con cui spesso ancora collaboro.
(Si rigrazia Matteo Bittanti per l’ispirazione)
Parole sante.