Eccovi alcune informazioni necessarie per una vita più pienamente vissuta, almeno secondo me:
I Radiolari sono protozoi ameboidi caratterizzati dallo scheletro siliceo, presente in quasi tutte le specie, e dalla divisione del corpo molle in una capsula centrale, contenente l’endoplasma, e l’ectoplasma circostante. Radiolari fossili sono noti sin dal Cambriano. Oggi costituiscono parte del plancton marino in tutti gli oceani. Le dimensioni lineari degli individui sono il più delle volte comprese tra centesimi e decimi di millimetro, ma esistono specie che raggiungono o superano il millimetro.
La capsula centrale contiene il nucleo, mitocondri, corpi di Golgi e vacuoli. Essa è circondata da una membrana che la separa dall’ectoplasma. Quest’ultimo contiene alveoli e si estende ad una complessa rete di pseudopodi. Gli alveoli, di dimensione variabile, hanno probabilmente la funzione di permettere la discesa e la risalita nell’acqua. Gli pseudopodi possono essere attivi, catturando prede e muovendosi in risposta a stimoli esterni. L’ectoplasma ospita spesso alghe simbionti. Lo scheletro siliceo è dotato in genere di protuberanze appuntite disposte simmetricamente che danno a questi organismi una elegante struttura che ha attirato spesso la curiosità di microscopisti dilettanti.
Lo status tassonomico dei Radiolari è stato più volte rivisto in tempi recenti ed è ancora oggetto di discussione. Tradizionalmente erano considerati una classe dei Protozoi. Secondo la classificazione proposta nel 1993 da Cavalier-Smith essi costituiscono un subphylum del phylum dei Radiozoa. Altri autori li hanno considerati un gruppo polifiletico privo di validità tassonomica. Nella classificazione dei protisti proposta nel 2005 ai Radiolari è stata riassegnata validità tassonomica come subtaxon dei Rhizaria. La riproduzione è di tipo asessuato in cui il guscio e il protozoo si dividono in due parti e le due figlie pensano da sole a rifare la parte mancante. I gusci dei radiolari morti si depositano sui fondali oceanici, formando i cosiddetti fanghi a radiolari. Nel corso dei tempi geologici questi fanghi si sono accumulati in quantità tali da formare spessi strati di roccia sedimentaria silicea. (remixato da Wikipedia)
Quindi sempre viva i Radiolari (malgrado la riproduzione poco sensuale) e i loro fanghi.
Dice: “Ma Messina è proprio completamente impazzito?”
No: sto facendo un lavoro su Ernst Haeckl (un genio totale di quelli che non ci sono più, col quale avrei voluto poter andare a cena), che ha fatto dei Radiolari uno dei suoi soggetti preferiti (vedi immagine).